1. | € 12,00 | EAN-13: 9788810104965 Srholec Anton Luce dagli abissi (Una). Memorie di un prete nei lager cecoslovacchi
Edizione: | EDB, 2014 | Collana: | Fede e storia | Tempi di rifornimento | Indicativamente procurabile in 5-6 giorni lavorativi | Info disponibilità | Testo remainders al momento non procurabile | Prezzo di acquisto | € 12,00 | Descrizione | «Ho imparato a contrabbandare pezzi di matita nella
mollica del pane o nelle bustine di tabacco che poi gli amici
trasformavano in fumo velenoso. Ma tutti quei fogliettini li ho
persi chissà dove. Trascrivevo in cirillico testi slovacchi,
parole inglesi e pensieri personali. Ma anche quei quaderni russi
sono andati perduti. Come scritti sull'acqua o su un marciapiede.
Il detenuto scrive sul proprio corpo con il filo
spinato».L'autore, sacerdote salesiano, ha trascorso
dieci anni di prigionia, di cui otto ai lavori forzati, nelle
miniere di uranio della Cecoslovacchia. Le sue memorie si
intrecciano con la storia dell'Europa dopo la seconda guerra
mondiale: la morte di Stalin e l'inizio dell'era di Kruscev, la
Primavera di Praga e la stagione di Dubček, il manifesto di
Charta 77 sulla violazione dei diritti umani e l'elezione di Karol
Wojtyla al soglio pontificio, gli anni di Gorbaciov, la caduta del
muro di Berlino e la nascita, dalle ceneri della Cecoslovacchia,
della Repubblica Ceca, presieduta da Václav Havel, e della
Repubblica Slovacca.«Dall'inizio della primavera alla fine
dell'autunno ci costringevano a piccoli gruppi a pulire la zona tra
le staccionate elettriche e la recinzione di filo
spinato», ricorda Srholec, «dovevamo estirpare
con le mani nude tutte le erbacce; le armi automatiche di esperti
tiratori erano puntate contro di noi dalle torri di guardia.
Tornavamo in camera pieni di graffi, tra sterpi e filo spinato. Ma
i graffi non sono infortuni. Il filo separava la nostra
libertà dalla non-libertà. E fu con un pezzo di filo
spinato che un giorno per ore e ore disegnai nella polvere il
simbolo della nostra salvezza».
Sommario
Iniziamo con un addio. I. Il crepuscolo sul campo e
sulla nazione. II. L'uccellino catturato divenne prigioniero
A-03401. III. Anime legate insieme dalla sofferenza. IV.
«Guardai prima bene attorno e poi parlai».V. L'amicizia
non è fatta di grandi discorsi. VI. O muori di lavoro
laggiù o di fame nel bunker.VII. La compagnia è una
scialuppa di salvataggio. VIII. La libertà non dipende dalle
cose, ma dalle persone. IX. Lavorare con l'uranio e morire
graziati. X. Ci esaudirà, dobbiamo solo avere pazienza.
XI. Il ponte della speranza nel futuro. XII. Un giorno si
vergogneranno. In luogo dell'epilogo.
Note sull'autore
ANTON SRHOLEC, sacerdote salesiano, nato nel 1929 nella
Slovacchia occidentale, viene condannato ai lavori forzati nelle
miniere di uranio della Cecoslovacchia per aver tentato di fuggire
in Occidente e studiare teologia. Operaio per quasi un decennio
nelle acciaierie di Ostrava, riesce finalmente a completare gli
studi a Torino e viene ordinato prete da Paolo VI. Rientrato in
patria, viene vessato dal regime, che gli revoca anche il permesso
di celebrare la messa e lo costringe a fare l'operaio
factotum all'ospedale di Bratislava. Oggi è
presidente della Lega dei detenuti politici della Slovacchia. | |
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